Mario Scampi non era stato mai un uomo molto entusiasta del suo lavoro. I motivi erano diversi ma sostanzialmente sembrava che quello vero fosse uno solo. Ironia della sorte lui e il fratello avevano ereditato la pescheria del padre. Nomen omen.

Bè, per davvero il peggio doveva subirlo il fratello, Diogene. Il padre, appassionato di storia antica, non aveva sentito ragioni e contro il parere di tutti volle così: Diogene Scampi. Figurarsi un invito di famiglia a farsi due linguine, con gli Scampi! Ma era un fatto ormai oziosamente acquisito e agli sfottò non faceva più caso nessuno.

Le rispettive mogli non erano poi tanto da meno. Mario aveva sposato una tale Erminia Ottona e l’altro aveva impalmato Tina Lacassa. La prima titolare di un negozio di biancheria, la seconda pasticciera.

Le attività delle due famiglie erano fiorenti e non c’era nulla da lamentarsi, ma ciascuno di loro sentiva un vuoto. Qualcosa mancava. Le emozioni? Forse si. Effettivamente si. Tutti si aspettavano un primo passo e fu Diogene che prese all’improvviso l’iniziativa. Andò in una agenzia di tour in mongolfiera e pronunziò la frase che in famiglia citano ancora oggi: “cerco l’uomo”…che ci organizzi il viaggio. Il viaggio stimolante che dovrà cambiare le nostre vite! Basta fare il cane bastonato, ramingo da un’idea all’altra! Facciamo qualcosa, purchessia. Negozi chiusi e via all’alba. Fu così che, alle 6.00 del mattino circa di un caldissimo aprile inoltrato, i quattro cognati partirono in mongolfiera per un breve, entusiasmante viaggio, sullo sfondo di uno splendido albeggiare. Tuttavia l’agente e pilota che doveva essere a bordo, in realtà, sbronzo dalla sera prima, invece di sciogliere gli ormeggi dall’interno era sceso dal cesto e li aveva lasciati andare, mollandoli al loro destino. State tranquilli: morirono di paura, ma quella storia la raccontano ancora, al banco del pesce, nel camerino della lingerie, davanti alla vetrina della pasticceria, a tutti coloro che amano ascoltarli.