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Il richiamo della strada. L’ultimo libro di Michele Mele contro i pregiudizi verso ipovedenti e non vedenti

«E’ il contesto che crea la disabilità, non un pugno di cellule in meno». E’ con questa frase che sarebbe possibile riassumere il pensiero ed il messaggio di Michele Mele, autore del libro intitolato “Il richiamo della strada”, appena distribuito nelle librerie Feltrinelli ed UBIK ed ordinabile anche su Amazon e sul sito di Edizioni Efesto.

Michele Mele, nato a Salerno, dove si è laureato in matematica, è un giovane ricercatore universitario presso l’Università degli Studi del Sannio. Affetto da una grave forma di eredodegenerazione retinico-maculare, conosce le problematiche di chi, ipovedente o non vedente, è vittima di pregiudizi che allontanano queste persone dalle discipline scientifiche.

Lui stesso è un esempio di quello che la volontà personale ed il contesto consentono di fare ed è con questa consapevolezza e con la voglia di incidere sul presente e sul futuro che Mele porta avanti questo suo attivismo attraverso la scrittura affinchè si possano abbattere quelle barriere ideologiche che, ancora oggi, rallentano o ostacolano la crescita personale delle persone con patologie della vista.

“Il richiamo della strada” è infatti il suo secondo libro che racconta le vicende di uomini di scienza ipo- o non vedenti.

Il primo, “L’universo tra le dita”, è giunto alla nona ristampa e racconta le ordinarie vite straordinarie di medici, scienziati, matematici, uomini di cultura tecnico-scientifica, vissuti nei secoli scorsi, accomunati dalla cecità o da una ridottissima capacità visiva.

Il richiamo della strada

John Metcalf, il protagonista del suo ultimo libro, reso non vedente dal vaiolo, fu un ingegnere, autodidatta, dalla vita intensa e avventurosa e dalla carriera brillante. Fu infatti il primo ingegnere stradale professionista della storia, progettò decine di ponti e oltre trecento chilometri di strade che ancora oggi esistono, seppur asfaltate, in quattro contee inglesi.

«Il mio libro è un potente monito alla società. Se Metcalf, nel 1700 è riuscito a fondare una nuova branca della scienza, quasi dal nulla, quando, non dimentichiamolo, non esistevano i computer e non esisteva ancora neanche la scrittura Braille, allora non vedo perchè oggi debbano permanere ancora determinati atteggiamenti e pregiudizi nei confronti delle persone con patologie della vista che le allontanano dalle materie scientifiche e dall’affermazione in determinati ambiti professionali», commenta l’autore.

Il contesto sociale e prima ancora quello familiare giocano dunque un ruolo fondamentale oggi, come all’epoca in cui visse Metcalf.

Un messaggio inclusivo che potrà essere di ispirazione a chi sperimenta i pregiudizi a non mollare ma ancor di più un modo per far comprendere a tutti la necessità di offrire pari opportunità e di creare il clima culturale e le condizioni affinchè tutti possano realizzare appieno le proprie aspirazioni ed il proprio talento. Un messaggio universale perchè la tenacia, la passione, l’impegno sono le forze che possono e devono muovere chiunque abbia consapevolezza di avere un potenziale mentre il contesto, la società, devono fare la propria parte, permettendo a questo potenziale ad esprimersi.

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