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Agrifood Future a Salerno. Nel futuro sempre più connubio tra cibo, innovazione e sostenibilità

Si sta svolgendo in questi giorni, dal 16 al 20 settembre, a Salerno Agrifood Future, la prima edizione di una fiera internazionale che metta al centro della discussione in cibo, con la sua capacità di unire e di muovere il mondo, determinando cambiamenti che coinvolgono in diversi ambiti, da quello climatico, agli equilibri geo-politici, al sistema economico, all’ambito tecnologico e di innovazione.

E’ per questo che Agrifood Future mette al centro del suo programma ben 8 dei 17 degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Quello che sta emergendo dai dibattiti e dagli incontri che hanno richiamato a Salerno personalità della cultura, dell’economia, dell’imprenditoria, dell’informazione, è che la parola-chiave che sta muovendo l’industria e la produzione di cibo anche in ambito agricolo è sostenibilità, che spesso si affianca alla parola “innovazione”.

Secondo il report di un’indagine condotta dall’Istituto Tagliacarne infatti tra il 2022 e il 2024 il 54% delle imprese agroalimentari sosterrà investimenti green: una percentuale più alta rispetto alla media del totale dei settori, pari al 51%. Le aziende invece che adotteranno tecnologie 4.0 entro il prossimo anno sono il 32% di quelle attive nel settore agroalimentare.

Questo dato è confermato anche dal Rapporto “Turismo enogastronomico e Sostenibilità”, curato dalla Professoressa Roberta Garibaldi, che ha evidenziato il cambiamento dei comportamenti degli utenti verso scelte sostenibili.

Sempre più persone infatti si dicono interessate a conoscere le attività intraprese dalle aziende in termini di sostenibilità, non solo ambientale. Maggiore attenzione infatti viene data al modo in cui le aziende non solo agiscono per rispettare e preservare l’ambiente ma anche attraverso le politiche che adottano a favore dei dipendenti e della comunità in cui si collocano.

Emerge però anche un altro dato: che molto c’è ancora da fare perchè purtroppo, nonostante le dichiarazioni d’intenti, persistono pratiche turistiche poco sostenibili. Basti pensare che nel 2023 è aumentato il flusso di voli aerei e che sono ancora pochi i turisti, o viaggiatori, che attuano pratiche ecosostenibili, come scegliere di muoversi con mezzi di trasporto diversi dall’auto o evitare il cambio di biancheria in hotel ogni giorno.

Se quindi da un luato, il turista vuole essere maggiormente informato per fare scelte consapevoli, spingendo le aziende anche a comunicare adeguatamente le proprie politiche green, dall’altro è necessario sfruttare l’opportunità offerta da una certa tendenza ad un turismo più lento, delle aree interne, per attuare forme di edutainment per migliorare le proprie abitudini sia in termini di adozione di atteggiamenti eco-friendly che per migliorare la consapevoiezza nutrizionale.

Questo può passare attraverso il turismo di aree interne, più accessibili, anche dal punto di vista economico e che ancora offrono occasioni reali di conoscenza di tradizioni, anche culinarie ed enogastronomiche, genuine e che può quindi rappresentare un volano economico importante per non far morire quelle aree ma anzi dargli nuova vitalità, consentendo al viaggiatore di allontanarsi dalla massa e di creare così, nuove rotte che non siano soltanto quelle delle grandi città del nostro bel Paese.

 

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