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Matilderiel e la battaglia di Monterys – un racconto gotico-ironico

Pochi storici locali non conoscevano la VERA storia della Battaglia di Monterys, quando le due grandi baby-casate dei Pasternak e dei MacBurber si scontrarono sulla piana di Dad, nei pressi dell’antica scuola dei Monaci Bocciati.

Dopo secoli di scontri armati, i capi famiglia, i Seacastle Cockerels, avevano concordato che lo scontro si sarebbe consumato con la sola forza della cultura. Il tempo non era passato invano né si voleva che fosse passato invano. Ormai tutti erano istruiti, educati e in grado di fronteggiarsi civilmente in una tenzone di sole parole e sapienza.

Si selezionarono le squadre, si scelsero i campioni, si decisero i simboli, gli stemmi e gli stendardi.

I Pasternak adottarono lo Scudo della Carota, simbolo della locale Festa della Dama, mentre i MacBurber scelsero un Drago-cavallo-unicorno-sirena arcobaleno, simbolo della locale ludoteca. La tenzone cominciò tra i festeggiamenti, le urla e il tripudio della folla, festante all’uscita (in questa manifestazione si usciva, non si entrava) al suono della campanella.

E fu un “Me contro Te”.

L’arbitro, una saggia Manga-Maga dell’Ovest, Matilderiel, consultando il “Libro degli Anime del Sol Levante”, aprì i giochi con la formula magica “fate presto che dopo ci sono pizzette e Fanta!”. I Pasternak lanciarono la sfida della “sapienza del Minecraft”, ma pur padroneggiando la “barra della salute”, furono sconfitti, perché i MacBurber sapevano come si sconfigge l’Enderdrago. Dovettero quindi rilanciare la sfida con un guanto Marvel! E giù discussioni a chi ne sapeva di più su Thor e compagni. Fu una sfida all’ultimo Avenger, finchè l’arbitro, con l’aiuto dei Guardiani (della Galassia? No, della scuola) decretò il pareggio.

Pasternak: 1 – MacBurber: 1

Si decise con “La bella”. Argomento: il calcio. Fu così che, iniziate le considerazioni a righe nero-blu, azzurre, giallorosse e bianconere, la civile e combattuta sfida di sapienza, finì a pugni, cartellate e calci ma pur sempre, anche, a parole e che parole!

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