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Coronavirus – come lo stanno vivendo i salernitani all’estero

Distanti ma uniti. E’ quello che diciamo ai nostri cari e agli amici, dai quali siamo costretti a stare lontani in questo periodo di quarantena impostoci dal Covid-19.

E’ quello che, ancor più, sentono i nostri concittadini che vivono all’estero, che ci hanno raccontato come stanno affrontando l’emergenza lontano dalla loro Salerno.

E’ in smart working come anche tanti italiani Elsa De Simone, che da due anni vive e lavora nel capo farmaceutico a Strasburgo, in Francia.

“Per me la possibilità di lavorare da casa è stato un toccasana visto che viaggio con treno e tram per raggiungere il mio ufficio e lavorare in smart working mi consente di ridurre le occasioni di contagio. Personalmente, infatti, essendo sempre in contatto con i miei, ho adottato le stesse misure di prevenzione assunte in Italia prima dei francesi e sono rimasta basita dal fatto che non siano state prese delle misure analoghe anche qui per diverso tempo. La Francia si è mossa tardi”, commenta Elsa, “l’Alsazia, la regione in cui vivo, è una delle più colpite ma se a Strasburgo la gente è ligia e mantiene le distanze di sicurezza e non esce se non per l’indispensabile, nei villaggi circostanti nei weekend scorsi facevano delle feste in giardino”.

Tutto il mondo è paese, insomma, anche ad Elsa è infatti capitato di acquistare una bottiglietta di disinfettante per le mani alla cifra di 13€ o un pacco di guanti monouso a 9€ e anche in Francia non si trovano mascherine.

“Adesso hanno cercato di mutuare il modello italiano”, ci spiega Elsa, “sebbene qui ci sia stata meno spettacolarizzazione dal punto di vista della comunicazione, che è stata meno martellante”, come a dire, i panni sporchi si lavano in famiglia. Dal  suo racconto emerge che la Francia sta vivendo infatti problemi simili a quelli che si stanno verificando in Italia: mancanza di materiale di protezione per i medici, ospedali saturi, almeno in Alsazia, tanto da dover trasportare molti pazienti nelle terapie intensive della Germania e spesso scarso senso del pericolo incombente: “non tutti indossano le mascherine, io l’ho fatto sin da subito, fabbricandomene una. Quello che è importante in questo momento è il senso di responsabilità”.

“Non ho apprezzato il modo in cui è stata gestita l’emergenza”, commenta, “ad esempio, il Presidente Macron ha fatto un discorso alla nazione parlando solo ai suoi compatrioti e poi, nei fatti, è stato dato il primato alle esigenze politiche, consentendo di aprire i seggi per elezioni a metà marzo, a scapito della sicurezza sanitaria”.

“Avresti preferito essere in Italia in questo periodo?”, le chiediamo. “No, perché la mia quotidianità ormai è qui e mi sento totalmente assistita dal punto di vista sanitario. Sicuramente sarebbe stato bello condividere questo periodo stando con i miei però questa lontananza mi fa sentire ancora di più forte la mia italianità. Spero di poter tornare in estate”.

Anche un altro salernitano all’estero, Vincenzo De Rosa, a Francoforte da tre anni, vorrebbe essere a Salerno per avere vicina la sua famiglia ma anche lui riconosce che ormai la sua vita è in Germania, dove ha trovato i suoi ritmi e qualche restrizione in meno rispetto all’Italia in questo particolare momento storico. “Qui non c’è un vero divieto di uscire”, ci spiega, “piuttosto un invito ma se volessi stare fuori tutto il giorno, potrei farlo. Questa però è una contraddizione perché nel suo unico discorso la Merkel ha parlato dapprima di una crisi grave, la più grave dal dopoguerra ma ha poi solo invitato la gente a non uscire di casa. Ugualmente, credo sia controsenso dire alla gente di mantenere una distanza di almeno un metro mezzo e poi lasciare barbieri e parrucchieri aperti. C’è poca coerenza e questo non mi è piaciuto”, ci racconta. Vincenzo, ballerino professionista, sta rispettando la quarantena volontariamente e avendo sentito, prima di altri, cosa stava succedendo in Italia, è stato uno dei primi a sollevare il problema della sicurezza alla sua compagnia di ballo. “Inizialmente, nel Paese, il problema è stato sottovalutato ma poi c’è stata un’escalation velocissima che ha portato alla chiusura di molte attività anche se, anche in questo caso, noto delle contraddizioni e soprattutto che, a livello politico, cercano di rimandare la quarantena quanto più possibile: si teme di più il collasso economico che non l’emergenza sanitaria”.

Nonostante questo, Vincenzo testimonia che anche a Francoforte c’è sempre meno gente per strada e che anche lì si sono verificati episodi particolari come l’assalto ai supermercati, dove sono finiti pasta, carta igienica e disinfettante molto prima che si parlasse di emergenza. “In farmacia ho trovato una bottiglietta di alcool pagandola 10€ mentre le mascherine vengono vendute a non più di 2 a persona. Una mia collega spagnola voleva acquistarne qualcuna da spedire ai suoi parenti in Spagna, dove la situazione è molto critica ma si sono rifiutati di dargliele dicendo che le regole sono regole”. “Sono molto rigidi” commentiamo, “parlerei piuttosto di sangue freddo”, ribatte Vincenzo contrariato. Poi ci sono gesti di generosità, come quelli della costumista che lavora per la compagnia di cui Vincenzo fa parte, che sta cucendo mascherine per tutti i ballerini. “Sono fortunato, conclude, perché il sistema sanitario è ben organizzato e fanno molti tamponi e anche dal punto di vista economico, almeno per il momento, il mio stipendio rimarrà al 100%. Quindi sto a casa e mi alleno, soprattutto per mantenere alto il morale”.

Dall’altro capo dell’oceano, a Verona-New Jersey, negli USA, Angela, logopedista, dice di essere “molto più tranquilla delle mie amiche in Italia. Forse perchè qui i numeri dei contagi e delle morti sono molto alti solo nel New Jersey e a New York o forse perchè abitiamo in una piccola città con bassa densità di popolazione e in una casa unifamiliare, per cui non abbiamo contatti con nessuno. Decisamente è più facile essere in quarantena quando si vive in una villetta unifamiliare con giardino e non in appartamento, come la maggioranza degli italiani. Da questo punto di vista sono molto contenta di esser qui e di avere una casa con giardino che ci permette di stare fuori con il  nostro bambino. Certo, avrei preferito essere in Italia per stare con i miei genitori, che sono anziani ora e con qualche problema di salute. Inoltre, in Italia si sta dando molta più importanza alle vite che all’economia, diversamente da qui”.

“Ho incontrato difficoltà solo per il rifornimento di generi alimentari”, ci spiega, “qui, purtroppo, all’inizio è stato dato l’annuncio sbagliato di fare una spesa per 15 giorni. Le persone si sono riversate nei supermercati e il weekend del 15 marzo prodotti quali pasta, salsa di pomodoro, carne, farina, prodotti di carta (ad es. la carta igienica), disinfettanti e gel per le mani erano assolutamente irreperibili”. E in quanto al contenimento del contagio? “è solo consigliato di rimanere a casa e di uscire solo per necessità. Tutti i non essential businesses sono chiusi. Non ci sono regole particolari e siamo liberi di uscire per passeggiate. Non c’è polizia in giro”.

In Italia, ci chiediamo cosa ne sarà delle persone affette da Coronavirus che non hanno la costosa copertura sanitaria statunitense,  “Io e la mia famiglia siamo abbastanza tranquilli e moderatamente tutelati dallo Stato. La mia paura è avere bisogno del test per il Covid-19 e che non sia così facile averlo, per quanto riguarda il problema delle persone senza assicurazione sanitaria, il governo federale”, continua Angela, “ha fatto degli accordi con le compagnie sanitarie che si assumono tutti i costi relativi al Covid-19. Non so poi se sia vero o no. Inoltre i servizi sono attivati da ogni città. Nella mia c’è un programma di volontariato per tenersi in contatto con gli anziani soli. A New York, siccome tutti gli asili sono chiusi, la città provvede ad occuparsi dei figli dei first responders (come medici e poliziotti) che devono andare obbligatoriamente a lavorare”.

“Sono una scienziata e guardo i dati, con i miei colleghi lavoriamo proprio sui modelli e sulle previsioni. I dati ci dicono le cose”, commenta dalla Gran Bretagna Tiziana Di Matteo, fisico presso il Dipartimento di matematica del King’s College di Londra, “e i dati ci dicono che il problema è grave e che, veramente, l’unico modo per bloccare il contagio è fare tamponi e stare a casa in isolamento. Credo che, in questo momento, tutti i paesi stiano sbagliando, dovrebbero ascoltare di più quello che dicono gli scienziati, anche se i dati non sono completi. La mia attività di data analyst mi ha consentito di essere più consapevole ed obiettiva riguardo a quello che sta succedendo. Inoltre, l’avere stretti contatti con la comunità italiana a Londra e con i miei familiari in Italia, mi ha dato un quadro più chiaro della situazione in anticipo rispetto agli inglesi”.

Come per gli altri salernitani all’estero, anche Tiziana infatti pensa che il Governo britannico abbia preso provvedimenti troppo tardi e troppo blandi: ”la gente qui può uscire a fare una passeggiata! Solo da questa settimana si parla di distanziamento ma c’è ancora molta gente per strada e per di più senza mascherina e senza guanti. Questo non mi dà alcun senso di sicurezza. Sotto questo aspetto, avrei preferito essere in Italia; anche dal punto di vista sanitario mi sarei sentita molto più protetta, qui sono andati molto a rilento e non hanno ancora compreso la gravità del rischio. Purtroppo provo un senso di impotenza nel non poter fare nulla per il mio Paese d’origine e anche per UK, se non stare a casa per proteggere me, la mia famiglia e aiutare i medici, che altrimenti non possono farcela a rispondere a tante richieste di cura. Cerco di far accrescere il senso di consapevolezza del pericolo e di responsabilità o scrivere papers e petition, come quella che, insieme ad alcuni colleghi, abbiamo inviato al Governo e che è stata ascoltata!”.

Anche in Inghilterra si registrano le stesse difficoltà evidenziate in Italia e in molti altri paesi per la spesa online, con tempi di attesa per la consegna che si sono allungati a dismisura o episodi di aumento ingiustificato dei prezzi di alcuni prodotti come gel disinfettanti e mascherine. “Anche qui però si avverte un maggiore senso di comunità e ci sono episodi di solidarietà, ad esempio, le persone che, rimaste senza lavoro, si rendono utili per gli abitanti del quartiere andandogli a fare la spesa o gli applausi dai balconi ai medici del NHS (il Servizio Sanitario Nazionale – NdR)”. In questo periodo però, vedendo come l’ Italia sta reagendo, mi sento davvero molto orgogliosa di essere italiana, davvero tanto”.

 

 

 

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