Sei qui
Home > ECONOMIA > Dal Forum IPAgro allarme e proposte per sostenere il futuro dell’agroalimentare italiano

Dal Forum IPAgro allarme e proposte per sostenere il futuro dell’agroalimentare italiano

Le imprese dell’agroalimentare, uno dei principali settori dell’economia italiana, devono prepararsi ad affrontare un futuro di cambiamenti per evitare il caos e garantire constinuità.

E’ quanto è emerso dal Forum IPAgro –  Impresa Persona Agroalimentare – degli scorsi 24 e 25 gennaio, durante il quale si sono incontrati oltre 400 imprenditori e manager operanti nella filiera agroalimentare.

Il titolo di questa 22esima edizione è stato “Tutti impazziti: clima, mercati e tecnologie. Come crescere nel caos?” ed ha visto impegnati i principali attori del settore nel tentativo di tracciare una strada per affrontare il prossimo futuro nel clima idi incertezza che caratterizza il tempo attuale, in maniera realistica e fattiva.

Ne sono emerse alcune consapevolezze, che potranno essere la base pr l’azione futura.

 Stefano Galli (Global Business Partner NielsenIQ) ha parlato della polarizzazione dei consumi degli italiani. “Sono tornate in auge due tipologie di spesa: l’acquisto di prodotti ad alto contenuto di servizio, che hanno un prezzo più alto ma fanno risparmiare tempo; e poi l’aspetto dell’indulgenza, con prodotti premium consumati a casa. Stiamo misurando comportamenti di spesa dalle diverse generazioni e nei prossimi cinque anni avremo un panorama completamente diverso, correlato anche alla demografia. Decollerà anche da noi il social-commerce, cioè l’acquisto via social media, Tik Tok in primis”.

Un nuovo modo di acquistare, ma anche un nuovo modo di produrre. Perché grandine, ondate di calore, siccità e gelo tardivo saranno sempre più frequenti in Italia. Massimo Crespi, presidente di Radarmeteo, ha messo in guardia l’agricoltura italiana. E l’industria agroalimentare deve farsi trovare pronta su diversi fronti: disponibilità della materia prima, strategia manageriale e posizionamento commerciale.

“Non possiamo permetterci il caos, dobbiamo avere una bussola per le nostre imprese – ha evidenziato Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano –. Dobbiamo avere un orientamento ossessivo verso la qualità e internazionalizzare: in Asia ci sono 4,5 miliardi di persone, la cui ricchezza sta crescendo, e che adorano l’italianità. La qualità di prodotto deve però essere oggettiva e tracciata e qui le nuove tecnologie, dalla smart agricolture alla blockchain, entrano in gioco. La struttura produttiva italiana va però adeguata a queste sfide: non è vero che piccolo è bello. Servono scale produttive e politiche di marca, investendo su asset immateriali come marketing e promozione”.

Lascia un commento

Top