Conviviale presentazione ieri, nella frazione Sant’Elia di Mercato San Severino (SA), della nuova edizione di “Note di cucina salernitana”, del giornalista e scrittore Alfonso Sarno, D&P Editori.
L’autore, incalzato dalla esperta di food marketing e scrittrice Ida Paradiso e dal padrone di casa, il giornalista Antonio Corbisiero, che ha organizzato la presentazione, ha ragionato e raccontato della cucina salernitana.
Si, perchè se si può parlare di una cucina salernitana, che abbraccia prodotti della terra e quelli del mare, creando piatti semplici ma gustosi, è più difficile parlare di una cucina di Salerno. «Solo la milza, che si prepara tradizionalmente per la festività del Santo Patrono Matteo, è un piatto tipicamente della città di Salerno, cotta nell’aceto, come facevano gli ebrei per conservarla a lungo».
Ogni frazione, quasi, ha un suo piatto, nel salernitano, come in tutta Italia, ha osservato la vice-sindaco di Mercato San Severino Enza Cavaliere, intervenuta alla serata insieme all’Assessore Carlo Guadagno ma il il fil rouge della cucina locale sono le origine semplici di una tradizione che riutilizzava persino gli scarti, antesignana del concetto di sostenibilità e di riciclo e riuso oggi tanto in voga.
Di queste ricette povere (anche) ma tutt’altro che povere in quanto a gusto, racconta Sarno, in un libro in cui si sente l’amore per la cucina cresciuto insieme a quel bambino rimasto affascinato dai dolci, i croccanti e la torta nasprata, delle suore, che visitava insieme alla famiglia. Ricette che raccontano la Dieta Mediterranea, quella vera, non quella “alla moda” che propongono alcuni, composta di legumi, verdura, un pò di carne, del pane.
E se la torta di gallette è uno dei suoi piatti preferiti, l’autore è aperto al nuovo ma con la convinzione che oggi si parli troppo di cucina e forse la si pratichi troppo poco ma soprattutto che bisognerebbe “ritrovare il tempo dell’attesa”, commenta, che significa rispettare innanzitutto i tempi della natura scegliendo prodotti locali e di stagione. “Il cibo deve essere mangiato nel momento in cui è vero”, chiosa.